mercoledì 30 maggio 2018

Castruccio Castracani degli Antelminelli

Mercoledì 30 Maggio 2018 - LUCCA

CASTRUCCIO CASTRACANI DEGLI ANTELMINELLI

Castruccio nacque a Lucca il 29 marzo 1281 da Gerio della nobile famiglia degli Antelminelli e Nuccia Streghi.   Sin da piccolo venne educato alla cultura delle armi e della caccia passando gran parte delle sue giornate nei castelli che la sua famiglia aveva nei feudi di Coreglia e Ghivizzano. Nel 1300, in seguito ad una rivolta scoppiata in Lucca fra Guelfi e Ghibellini la sua famiglia, che apparteneva alla fazione dei Neri, viene cacciata dalla città subendo la confisca di tutti i beni e l’abbattimento di tutti i palazzi che andavano dall’attuale piazza Antelminelli sino a piazza Bernardini. Dopo la precipitosa fuga si recò in esilio presso alcuni parenti ad Ancona per poi trasferirsi, alla morte del padre, in Inghilterra presso lo zio Alderigo che gestiva un banco di seta presso la Corte.
La sua vita però non era destinata a svolgersi in un fondaco commerciale, infatti  la sua abilità nell'uso delle armi e nel gioco della pallamano, che gli valse la vittoria in vari tornei, lo portò ad ingraziarsi i favori del re Edoardo II che  lo volle  a Corte come cavaliere del suo seguito.
Tuttavia, durante una cena a corte fu offeso da un nobile che Castruccio, per motivi d'onore, uccise con una pugnalata. Il Re dette ordine di arrestarlo ma Castruccio riuscì a fuggire rifugiandosi in Francia dove si mise al servizio del Re Filippo il Bello. Posto al comando di un reggimento partecipò alla guerra di Fiandra mettendosi particolarmente in luce a Therouanne.
Nel 1304 rientrò in Italia mettendosi al soldo della famiglia Veronese dei Della Scala e, successivamente, della Serenissima Repubblica di Venezia di cui diventò governatore della Dalmazia.
Ma la sua idea fissa rimaneva il ritorno a Lucca che sentiva la sua città e di cui subiva la nostalgia.

RITORNO A LUCCA
In seguito alla discesa in Italia di Arrigo VII, nel 1314, Castruccio si aggregò alle truppe ghibelline di Uguccione della Faggiuola, capo riconosciuto dei ghibellini toscani e signore di Arezzo e Pisa. Con lui iniziò una campagna bellica contro l’alleanza Guelfa che lo portò a rientrare in Toscana. Lucca nel frattempo era retta da quella stessa parte guelfa che lo aveva scacciato nel 1300 ed Uguccione decise di conquistarla.  La città fu assediata dai Ghibellini e, grazie al tradimento di alcune famiglie che nottetempo aprirono la Porta di S.Frediano,  fu presa il 9 maggio 1314. Una volta caduta, Lucca fu preda dei Ghibellini che per tre giorni la sottoposero ad un feroce Sacco. Fra i tanti tesori rubati nell’occasione fece spicco quello del Vaticano depositato nella chiesa di San Frediano in attesa di essere trasferito ad Avignone dove il Papa si era ritirato.
Nel 1315 combattè nella battaglia di Montecatini (29 agosto 1315) dove risultò essere  il principale artefice della vittoria dell'esercito ghibellino contro  la Lega Guelfa guidata da Firenze cosa che, legata all’amore che gli dimostravano i lucchesi, gli causò non poca antipatia agli occhi di Uguccione che  vedeva in lui un pericoloso rivale.
Per questo Uguccione, dopo averlo invitato a cena, gli tese un’imboscata facendolo imprigionare in attesa di poterlo giustiziare. Tuttavia a seguito di una rivolta popolare in Lucca e Pisa, Uguccione dovette fuggire e Castruccio venne liberato ed acclamato Capitano Generale della città di Lucca, e poco dopo (12 giugno 1316) Console a vita.

SIGNORIA DI LUCCA
Il potere ghibellino e la signoria di Lucca furono da lui consolidati negli anni successivi che lo videro divenire Signore della città. Dal 1316 al 1325 allargò i suoi domini su buona parte della Toscana e della Liguria badando di accrescere le sue alleanze e di rinforzare, con la costruzione di imponenti castelli i confini.  Nel 1320 il re Federico III d'Austria lo nominò vicario imperiale per Lucca, la Lunigiana e la Val di Nievole, e in tale incarico gli venne confermato nel 1324 dall'imperatore Ludovico il Bavaro, suo grande amico e alleato che lo nominò  Duca di Lucca, di Pistoia, di Luni, di Prato, di San Gimignano, di Colle di Val d'Elsa, di Volterra e Signore di Pisa.
Firenze non rimase però insensibile all’accrescere della potenza ghibellina e decise di armare un forte esercito agli ordini del generale spagnolo Cardona e con esso entrò nei territori lucchesi spingendosi sino alla piana di Altopascio dove il 22 e 23 settembre 1325, si combatté una grande battaglia in cui Castruccio dimostrò tutta la sua capacità tattica infliggendo una grave sconfitta al più numeroso esercito fiorentino.
Castruccio inseguì gli sconfitti sino sotto le mura di Firenze dove, posto l’assedio, fece battere moneta e correre, per spregio, tre Palii di cui uno di “homini a piedi”, uno di “homini a cavallo di ciuchi” e l’ultimo di “donne di malo affare”.
Firenze era in ginocchio, senza alleati e con l’esercito distrutto, attendeva solo la capitolazione che non avvenne solo perché Ludovico il Bavaro non mandò i rinforzi promessi ed il sopraggiungere della cattiva stagione indusse Castruccio a rientrare a Lucca dove la città, l’11 novembre del 1325, gli tributò un Trionfo alla maniera degli antichi Romani. L’esercito lucchese sfilò fra due ali di popolo festante seguito da moltissimi carri con il bottino di guerra conquistato e da oltre 12.000 prigionieri (fra cui il Generalissimo Cardona con il figlio) che recavano in mano un cero da offrire al Volto Santo. 
In quegli anni la sua potenza si allarga a dismisura e molti furono coloro che lo videro come unico signore capace di raggruppare le forze ghibelline italiane. Per la sua avversione al potere temporale della Chiesa nel 1327 venne scomunicato da Papa Giovanni XXII. 
Nel 1328 Lodovico il Bavaro chiamò Castruccio a Roma perché lo assistesse nella sua incoronazione ad imperatore e per concedergli la nomina a senatore del Sacro Romano impero e Vicario Imperiale per l’Italia. 
Durante il soggiorno romano, per lui particolarmente ricco di soddisfazioni, gli giunse notizia che Pistoia era insorta per cui Castruccio, avuta licenza dall’imperatore, tornò velocemente a Pisa dove lo attendeva il suo speciale corpo di 2000 balestrieri, coi quali si precipitò sotto le mura di Pistoia incontrandosi con l'esercito lucchese che già assediava la città.  In poco tempo riuscì a reimpossessarsi di Pistoia operandovi una severissima repressione ma contraendo però una fastidiosa febbre malarica che, il 4 settembre, lo portò alla morte mentre si preparava a riprendere, sostenuto dall’Imperatore, le armi contro Firenze. La notizia della sua morte fu comunicata solo il 10 settembre per consentire al figlio Arrigo di prendere possesso di Lucca e Pisa.
Per suo ordine venne sepolto nella chiesa dei frati minori di S. Francesco con indosso il saio dell’ordine.  Il funerale si svolse il 14 settembre 1328, tutta Lucca lo pianse e volle che le sue armi fossero gelosamente conservate presso la cittadella dove, purtroppo, nel 1799 furono rubate  dai soldati Austriaci che occuparono la città. 
La sua vita ispirò Niccolò Machiavelli, che molto ne apprezzò le doti di stratega e di signore e nel 1520 ne  pubblicò una biografia romanzata, dal titolo La vita di Castruccio Castracani da Lucca, molti sono coloro che vogliono vedere il riferimento alla sua figura anche  nell’altra più celebre opera del Machiavelli “Il Principe”. Successivamente anche Mary Shelley (autrice di Frankenstein) scrisse un romanzo ispirato alla vita del nostro condottiero: “Valberga – vita e avventure di Castruccio, principe di Lucca”.

Massimo Baldocchi
Vicario della Compagnia Balestrieri Lucca


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