Mercoledì 27 Aprile - LUCCA
Nel XIII secolo viveva, in un paesino vicino a
Lucca, una famiglia numerosa e poverissima.
Un giorno, la figlia maggiore decise di
lasciare la casa paterna e di recarsi a Lucca a servizio, in modo da poter
togliere ai genitori il peso di una bocca in più da sfamare ed al contempo potergli
inviare periodicamente un po’ di soldi. A malincuore i genitori acconsentirono
e così Zita lasciò il paese di Monsagrati per recarsi in città a sevizio dalla
nobile famiglia Fatinelli, proprietaria del grande palazzo dove sorge la chiesa
di San Frediano.
All’inizio la fanciulla dovette subire le
angherie degli altri servitori che la schernivano per i suoi modi semplici e
grezzi da autentica campagnola, ma con la buona volontà e con il lavoro seppe
farsi rispettare ed amare da tutti. La signora Fatinelli ebbe tanta stima di
lei da affidargli la cura dei suoi figli più piccoli. Zita era estremamente
religiosa e passava le sue giornate fra i lavori di casa e la preghiera.
Fra i lavori che le erano affidati c’era anche quello
che riguardava l’impasto e la cottura del pane che, a quei tempi, ogni famiglia
faceva per sé, cucinandolo nel grande forno di mattoni che ogni casa possedeva.
Una mattina Zita, dopo aver accuratamente setacciato tutta la farina, si recò
nella chiesa di San Frediano a pregare e lo fece così intensamente da non
accorgersi del passare del tempo. Quando si accorse dell’ora tarda si rese
conto che doveva ancora impastare la farina, farne dei pani, metterli a
lievitare ed infine cuocerli: non avrebbe mai fatto in tempo! Corse in cucina e
vide, con meraviglia, che la farina era stata impastata, i pani lievitati e
pronti per essere infornati. Zita non capiva chi potesse aver fatto tutto quel
lavoro quando, all’improvviso, sentì un coro di angeli ed essa comprese che
erano stati loro a lavorare al suo posto mentre lei pregava il Signore.
Le strade di quei tempi erano frequentate da
poveri e viandanti, molti dei quali erano pellegrini che percorrevano la Via
Francigena, che cercavano aiuto e qualcosa da mangiare. Per aiutarli Zita era
solita raccogliere gli avanzi di casa Fatinelli e distribuirli a coloro che
avevano fame. I poveri lo sapevano e ogni giorno aspettavano che la ragazza
uscisse di casa con gli avanzi del pane che portava in strada avvolti nel suo
ampio grembiule. La notizia giunse all’orecchio del padrone che non gradì
affatto, per cui il giorno seguente si appostò in strada e, quando Zita uscì
con il suo grembiule pieno, gli si avvicinò domandandogli: “Zita, cosa porti
nel grembiule? Aprilo e fammi vedere!”. Zita si sentì morire, conoscendo la
tirchieria del suo padrone invocò Dio che l’aiutasse e rispose: “Nel mio
grembiule ci sono solo fiori” e quando lo aprì comparvero veramente solo rose e
tantissimi fiori. Dopo che il Fatinelli, scusatosi, era rientrato in casa con
la coda fra le gambe per aver pensato male, Zita riaprì il grembiule e lo trovò
miracolosamente pieno di panini appena usciti dal forno che poté distribuire ai
suoi amati poveri. Finito di mangiare uno di essi, disse: “Ho sete, avresti un
po’ d’acqua?”. Zita si recò al pozzo (quello che esiste ancora in Via Fontana)
e vi immerse il secchio per poi offrirlo al povero. Con meraviglia il secchio
era pieno di ottimo vino ed ogni volta che lo riempiva d’acqua questa si
trasformava nuovamente in vino. Zita crebbe amata da tutti, la sua vita fu
lunga e accompagnata da molti miracoli fino al momento in cui si concluse. Un
giorno, era il 27 aprile del 1278, le campane della chiesa di San Frediano si
misero a suonare a festa con un suono così forte e melodioso che giunse agli
orecchi di tutti gli abitanti di Lucca. La gente si chiedeva il perché di
questo scampanio festoso ed il parroco corse a vedere chi suonava le campane
senza che lui ne avesse dato l’ordine. Arrivato al campanile, trovò la
porticina chiusa a chiave e, una volta aperta, si accorse che dentro non c’era
nessuno eppure le campane suonavano a distesa. Incredulo, uscì dal campanile e
proprio allora sentì la gente che urlava piangendo “È morta Zita, la domestica
dei Fatinelli”. Allora comprese: nell’attimo in cui Zita aveva cessato di
respirare le campane della chiesa avevano cominciato a suonare a festa per
annunciare l’arrivo della santa in Paradiso. Il suo corpo, vestito di seta ed
adornato di fiori, fu esposto nella chiesa di San Frediano, dove ancor oggi si
conserva miracolosamente. Dell’antico paramento rimane oggi solo la cintura,
mentre l’abito le è stato fatto rifare dalla Duchessa Elisa Baciocchi nel 1822.
I lucchesi la venerarono come santa sin dai primissimi giorni dopo la sua morte
ed il nobile Lando di Buonagiunta nel 1290 lasciava una somma di denaro da distribuirsi
fra i poveri nel giorno della festa (27 aprile). Nello Statuto del Comune di
Lucca del 1308 viene definita Santa, anche se per la chiesa si dovette
attendere il 1519, quando il Papa Leone X concesse che nel giorno della Festa
fosse celebrata una messa con l’ufficio del rito doppio. Fu papa Innocenzo XIII
che nel 1695 approvò il culto della Santa iscrivendone il nome nel martirologio
romano.
Per tutti i motivi sopra descritti, ogni anno
il 27 aprile, sin da quel lontano 1279, le campane delle chiese lucchesi
suonano a festa ed i fiori della primavera colorano le vie che videro i suoi
miracoli.
Il popolo converge numeroso sulla città
ammirando la tradizione del mercato dei Fiori, dove i fedeli sono soliti
acquistare mazzetti di fiori di campo da far benedire accostandoli al corpo
della santa, che è co-patrona della Diocesi di Lucca (assieme a San Paolino) e
Santa protettrice delle domestiche.
Da anni la Compagnia Balestrieri è chiamata ad
offrire la Guardia al corpo della Santa ed in segno di devozione e rispetto
siamo sempre presenti con una rappresentanza durante lo svolgimento delle
cerimonie ufficiali presiedute dal Vescovo.
Massimo Baldocchi
Vicario della Compagnia Balestrieri
Lucca
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