mercoledì 13 giugno 2018

Ilaria del Carretto

Mercoledì 16 Giugno 2018 - LUCCA

ILARIA DEL CARRETTO

Paolo Guinigi, in prime nozze sposò Maria Caterina Antelminelli, che era appena una bambina ma che gli portava in dote un cospicuo patrimonio derivantele dalla sua parentela con Castruccio Castracani che era stato uno dei condottieri più brillanti del Medioevo italiano e la cui fama era stata tanta da indurre Niccolò Machiavelli a dedicargli, nel 1520, un suo libro divenuto famoso: “Vita di Castruccio Castracani da Lucca”.
Alla morte di Caterina però, Il Guinigi si vide costretto a contrarre un nuovo matrimonio che gli garantisse la nascita di un erede in grado di succedergli nella Signoria di Lucca. A quei tempi i matrimoni avevano spesso un importante legame politico infatti, il più delle volte, non ci si sposava per amore ma per convenienza. Paolo volendo cementare nuove e potenti alleanze si rivolse ai suoi più potenti alleati: i Visconti di Milano, perché gli suggerissero una sposa adeguata al suo rango.
Questi gli proposero la giovane figlia del Marchese Carlo del Carretto Signore di Savona e di Finale: Ilaria.
Ilaria del Carretto aveva circa 20 anni ed era nata a Zuccarello, un paesino ligure nel 1379, e di lei si diceva fosse molto bella e potente in grado da garantire una forte alleanza con la Liguria e Genova.  Paolo, affascinato dall’idea, prese i necessari contatti convinto che il matrimonio gli avrebbero portato notevoli benefici per l’importante alleanza con antico ricco e rispettato casato ligure. Conclusi gli accordi fu deciso che Ilaria abbandonasse il suo castello sul mare per raggiungere Lucca nell’inverno del 1403. Il 2 febbraio 1403 Ilaria raggiunse Lucca dove, a Ponte San Pietro, incontrò Paolo Guinigi ed il suo seguito.  Il corteo poté raggiungere la città attraversando il Serchio completamente ghiacciato e il giorno successivo, festa di San Biagio, fu celebrato il matrimonio nella chiesa di San Romano, alla presenza della migliore nobiltà.  Paolo aveva voluto che il matrimonio fosse celebrato con una festa memorabile della durata di tre giorni durante i quali tutto il popolo potesse ballare e divertirsi nelle strade imbandite con cibi e bevande. 
Per prepararsi a questo matrimonio aveva fatto sospendere le leggi suntuarie, che “cercavano di frenare il lusso delle donne lucchesi in quanto in sete ed altri addobbi personali esse spendevano quasi tutta la loro dote. “, come scrive Neria De Giovanni nel suo “Ilaria del Carretto – La donna del Guinigi”.
 Subito dopo le nozze la coppia partì per un lungo viaggio attraverso la Garfagnana e tutte le terre lucchesi proprio perché Paolo voleva che il popolo conoscesse la nuova Signora di Lucca. Dopo il rientro dal lungo viaggio di nozze (durato nove mesi) nasceva Ladislao l’atteso erede della famiglia Guinigi. Paolo però voleva altri figli e così Ilaria, l’anno dopo, rimase nuovamente incinta e mise alla luce la piccola Ilaria junior. Ma questo secondo fu un parto fatale, perché, per cause rimaste incerte (qualcuno sospetta addirittura che sia stato proprio lui a causarne la morte, avvelenandola e avvelenando anche il suo fedele cagnolino.), morirà tra dolori strazianti l’8 dicembre 1405, all’età di 26 anni.
La morte getta nella costernazione l’intera città, che aveva voluto bene alla giovane venuta da lontano e che la piange a lungo. Ilaria viene sepolta nella Cappella Guinigi all’interno della chiesetta di S. Lucia sul dietro di San Francesco dove dal 1358 esistevano le tombe della famiglia Guinigi e dove, dopo gli ultimi scavi effettuati in occasione dei recenti restauri, sono stati trovati alcuni scheletri femminili fra cui probabilmente c’è pure il suo.
Paolo in quegli anni è distrutto dal dolore e vuole per la sposa un monumento funebre che ne perpetui la bellezza e per questo chiama a scolpirlo il maestro Jacopo della Quercia, un giovane e promettente artista, nato vicino Siena. Jacopo termina il suo lavoro nel 1408 stupendo il mondo per la straordinaria bellezza dell’opera che ha saputo realizzare il sogno di Paolo, lasciando ai posteri l’immagine di una donna bellissima che pare ancora viva e semplicemente addormentata.
Il sarcofago viene posto (probabilmente senza il corpo), infatti, nella Cattedrale della città, in modo che tutti possano ammirarlo.
La bellezza e la purezza di quell’immagine si diffondono ovunque e la fama dell’opera e della donna che in essa è immortalata fa accorrere curiosi e studiosi da ogni luogo. L’Opera è uno straordinario incontro tra il tardo-gotico di ascendenza francese, rappresentato dal panneggio a pieghe sottili e parallele, e il nascente gusto rinascimentale di origine fiorentina ravvisabile nel dolce modellato della figura e del volto. Questa levigatezza dei marmi che era già stata notata nel Cinquecento da Giorgio Vasari con queste parole "... Jacopo di leccatezza pulitamente il marmo cercò di finire con diligenza infinita", fa di questo sarcofago uno dei massimi capolavori della scultura quattrocentesca.
Grandi poeti se ne innamorano e dedicano alla giovane e sfortunata sposa le loro poesie fra questi Umberto Saba, Pier Paolo Pasolini ed il grande Gabriele D’Annunzio. Ma non solo i grandi poeti si sentono ispirati dalla bellezza di Ilaria anche comuni cittadini che tuttora la celebrano nei loro versi: Ilaria incanta tutti.

Voglio concludere la storia della Bella Signora che dorme in San Martino invitandovi a cliccare sulla stringa seguente che vi collegherà ad una pagina di YouTube dove potrete ascoltare la mia “Ballata di Ilaria” cantata dal menestrello lucchese Gildo dè Fantardi.


Accade così che due giovani sposi, nel loro viaggio di nozze, decidono di fare sosta a Lucca e di recarsi nel bel Duomo della città.
Dal transetto meridionale, da qualche tempo Ilaria è stata trasferita nel transetto opposto, a sinistra dell’altare (oggi nella sagrestia). Lo scorgono, accelerano il passo; trascurano le altre bellezze che arricchiscono la Cattedrale di questa antica e nobile città; perfino passano davanti al Volto Santo, l’immagine sacra ai Lucchesi, senza accorgersene. Si trovano davanti a Ilaria. Com’è bella! Davvero pare che dorma. Nessuna traccia della sua sofferenza è rimasta sul volto. L’artista l’ha scolpita nel fulgore della sua serenità. L’abito pare guarnire una divinità sorpresa nel suo sonno.
Gli sposi si guardano negli occhi, conoscono la storia di quella giovane madre, essi desiderano un figlio al più presto, come lo desiderò Paolo Guinigi, temono che qualcosa possa accadere di funesto, e soprattutto la sposa è silenziosa e triste.
Lo sposo ha intuito. Nello sguardo profondo tra i due c’è già la conoscenza e il desiderio della vita. Il giovane prende la mano della sposa e la pone sul volto di Ilaria. Non dicono niente, ma la loro preghiera è più che esplicita, anche nel silenzio. Le chiedono di preservarli da quel dolore che ha privato Ilaria della vita, e che quando arriverà il momento del parto, Ilaria vegli sulla donna e la protegga.
Non si sa come sia potuto accadere, ma quel gesto si è tramandato nel tempo, spontaneamente, e tante giovani coppie, innumerevoli innamorati, sono venuti e continuano a venire a Lucca per toccare il volto di Ilaria, per accarezzarlo e chiedere la sua protezione.
Se si osservi il monumento, sono rimaste nel volto le tracce di quella confidenza e di quella straordinaria fede.
Secondo un’altra credenza popolare, si racconta che se una ragazza visita il celebre sarcofago, Ilaria l’aiuti a trovare l’uomo giusto e quindi l’amore.
Si narra perfino che un giorno un visitatore, innamoratosi di Ilaria, si accingesse a tagliarle la testa per portarsela al suo paese. Sennonché, il canino che giace ai piedi di Ilaria si mise ad abbaiare così forte che, sopraggiunto il sagrestano, l’uomo si trovò costretto a fuggire, rinunciando al suo proposito sacrilego. 

Massimo Baldocchi
Vicario della Compagnia Balestrieri Lucca


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