mercoledì 22 agosto 2018

Le Mura di Lucca _ 1 parte

Mercoledì 22 Agosto 2018 - LUCCA

LE MURA DI LUCCA _ 1 parte

STORIA

Tutti noi lucchesi amiamo le nostre mura splendido esempio di costruzione militare e, ai nostri giorni, di giardino pubblico. Molti sono coloro che spesso mi chiedono informazioni, spiegazioni e chiarimenti sulla loro storia e sul loro uso: Chi difendeva le mura? Con che tipo di armi? A cosa servivano le casermette? Sono domande comuni cui cercherò di dare una risposta su queste pagine. 
Ovunque si legge che Lucca ebbe tre cerchie di mura: quelle romane (secondo secolo d.C.), quelle medievali (1200) e quelle rinascimentali (1600). Veramente agli inizi del XV secolo (1400) la città si dotò di un’ulteriore cerchia muraria che comprendesse parte dei nuovi borghi ma essa non viene mai definita come “cerchia del 1400” in quanto non si trattò di una costruzione interamente nuova bensì di un allargamento della vecchia cinta medievale. Magari in un’altra occasione scriverò qualcosa anche sulle precedenti mura ma per adesso vorrei chiarire le origini e la storia di quelle attuali. 
Durante il XVI secolo la città di Lucca si trovò a dover affrontare il problema di un costante incremento della sua popolazione con conseguente costruzione di parecchie abitazioni fuori delle mura soprattutto nella zona limitrofa al Portone dei Borghi. 
Già nel secolo precedente si era cercato di risolvere il problema allargando le difese con la costruzione di alcuni baluardi esterni collegati alle mura medievali da palizzate e piccoli tratti di muro insufficienti però a garantire un’efficace protezione ai molti cittadini che abitavano “I borghi”.
Agli inizi del ‘500 il Consiglio degli Anziani, convinto della necessità della realizzazione di una grandiosa opera di rinnovamento delle Mura, deliberò l’inizio dei lavori preparatori per la realizzazione della nuova cerchia. Primo atto dei lavori fu l’emissione di un bando che prevedesse l’esproprio di tutti i terreni esterni alle mura con il conseguente abbattimento di qualunque costruzione vi sorgesse. Furono distrutti boschi, case e perfino la grande chiesa di San Donato ed il tutto per realizzare un’ampia area piana dove eventuali nemici non potessero trovare ripari dal tiro delle artiglierie. Il limite di quest’area è tuttora ricordato da una strada che gira attorno a tutta la città: Via delle Tagliate. Chissà quante volte vi sarete chiesti il perché di questo nome ebbene è un nome storico!
L’atto che, di fatto, dava il via al progetto delle mura è datato 29 Luglio 1513 e, badate, non parla di inizio della costruzione bensì di inizio del suo progetto. La decisione di celebrare nel 2013 i 500 anni delle mura mi lascia tuttora perplesso perché, di solito, certe celebrazioni si fanno per ricordare l’inizio dei lavori e non l’approvazione del progetto dei medesimi. Ebbene, la prima pietra delle nostre Mura fu posta in essere solo nel 1544 (magari fra 26 anni rifaremo la cerimonia del 500° bis). L’enorme cantiere durò quasi cento anni e fu organizzato e sorvegliato dall’Offizio sulle Fortificazioni creato dal Consiglio degli Anziani proprio per seguire i lavori. Per i progetti furono chiamati i principali architetti militari del tempo che si susseguirono nella realizzazione dei vari baluardi e porte. Milioni furono i mattoni necessari e grandissima la quantità di terra necessaria al riempimento dei terrapieni. In pratica tutte le fornaci lucchesi (Borgonuovo, Meati, Sant’Alessio, ecc.)  lavoravano per le mura e nel 1544 l’Offizio emise un bando per cui tutta la produzione delle fornaci doveva servire esclusivamente alla realizzazione dei mattoni per le mura! Tutti i cittadini furono chiamati a collaborare per la realizzazione dell’opera chi con contributi chi con il proprio lavoro manuale. I proprietari di carri residenti nei territori prossimi alla città erano obbligati a fornire, tre volte la settimana, il loro carro per trasportare la terra e le pietre necessarie ai lavori. La costruzione dei baluardi iniziò da quello di San Frediano (1589) per proseguire con quello di Santa Maria e quello di San Donato.
In tutto furono realizzati 10 baluardi ed una piattaforma (San Frediano) con uno sviluppo murario complessivo di 4400 metri. Le nuove mura, dell’altezza di 12 metri, avevano uno spessore di 2 metri ed un terrapieno di rinforzo di almeno 10 metri. Sin dai progetti iniziali era previsto che nei terrapieni fossero piantati degli alberi che, con le loro fronde, potessero impedire il passaggio di colpi di artiglieria sparati dall’esterno verso la città.  Per adesso penso di sospendere la storia delle nostre mura impegnandomi però, se la cosa può interessare, a proseguire nei prossimi giorni con la storia dei sistemi di difesa.


STRUTTURA

I baluardi erano dei veri e propri fortilizi autonomi capaci di opporre una grandissima mole di fuoco sulle truppe di eventuali assalitori. In tutto erano 10 più uno di minori dimensioni San Frediano che risultava essere una piattaforma. Nel progetto originale delle mura anche in questa zona doveva sorgere un baluardo ma data la particolarità del terreno esterno particolarmente ricco d’acqua per la vicinanza con il Serchio, che a quei tempi passava molto più vicino alla città, fu deciso di mantenere un tratto delle “vecchie” mura medievali integrandole con la nuova costruzione. Questo spiega perché le mura nel tratto compreso fra porta Santa Maria ed il Baluardo Santa Croce sono diverse. 
I baluardi di fatto erano fortilizi autonomi, dotati di armi, munizioni e viveri in grado di garantire la possibilità di resistere ad un assedio. Anticamente erano collegati fra di loro anche tramite un’ampia galleria che correva all’interno delle singole cortine e che, con il tempo, è stata chiusa essendosi riempita di terra e radici degli alberi. 
Altra particolarità era che ogni baluardo doveva essere dotato di un pozzo proprio per rifornire d’acqua fresca i difensori e per consentire le varie lavorazioni che vi venivano eseguite (fra le altre vi esisteva una piccola fonderia per la preparazione delle palle per i cannoni che spesso erano appunto realizzate in loco).
Diversa è la planimetria dei vari baluardi spesso dettata dalla necessità di inglobare nella costruzione le precedenti fortificazioni. Vi sono alcuni baluardi (San Colombano, San Paolino) in cui tutt’ora si possono trovare parti delle fortificazioni romane e medievali abilmente inglobate nella costruzione rinascimentale. Si passa dai più semplici in cui sono previsti solo grandi corridoi di scorrimento ad altri dotati di ampi saloni in cui venivano conservati i rifornimenti.
Dal loro interno tramite si poteva salire sulla piazza superiore ed accedere, tramite una scala a chiocciola, alle casermette dove risiedevano i soldati.
Dai corridoi si accedeva alle due cannoniere laterali (Troniere) dove spesso si possono ancora vedere le porte (oggi murate) che davano accesso i depositi della polvere nera.
In queste aree si potevano spostare agevolmente i cannoni traditori e soprattutto vi si potevano ammassare truppe per organizzare contrattacchi. Infatti, in ogni cannoniera è aperto un passaggio (detto sortita) da cui potevano uscire i cavalieri per organizzare un contrattacco contro eventuali nemici che fossero giunti in prossimità delle mura. Caratteristica di queste “sortite” era che l'uscita verso l'esterno era, di solito, murata con una leggera parete di mattoni in modo che risultasse invisibile al nemico ma che potesse essere facilmente abbattuta dall’interno in caso di necessità. Cercate di immaginarvi un nemico che avesse attaccato la città nella zona degli attuali Macelli e si fosse avvicinato sino alle mura da dove potevano giungere i cavalieri per un eventuale contrattacco? Le porte più vicine erano quelle di Santa Maria e di San Pietro distanti comunque quasi un chilometro mentre abbattendo i muri delle sortite si poteva contrattaccare dal baluardo di San Salvatore e da quello della Libertà. Una soluzione semplice e geniale per contribuire all’imprendibilità delle nostre mura. 
Il baluardo San Pietro è uno dei baluardi più semplici nella sua struttura: il grande corridoio centrale si biforca consentendo l'accesso alle due cannoniere laterali. Dal corridoio centrale, tramite una scala a chiocciola si poteva salire sul baluardo ed accedere alla casermetta. Come ogni baluardo anche questo era dotato di un pozzo per il rifornimento dell'acqua indispensabile nei casi di assedio e per i lavori di fusione delle palle di cannone che venivano spesso realizzate in loco.

Massimo Baldocchi
Vicario della Compagnia Balestrieri Lucca

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